Una riflessione – proposta per il Viale Italia di Ladispoli
Soltanto ieri ho pubblicato una mia riflessione riguardo la riapertura delle attività commerciali di Ladispoli; con piacere ho visto che c’è stata una grande risposta sia di amici che hanno delle attività sia di persone non conosciute che hanno commentato e richiesto informazioni.
Questa mattina ci siamo messi in moto per dare qualche informazione in più su quella che potrebbe essere l’idea da sviluppare, ovviamente garantendo il giusto distanziamento tra le persone, e cercato qualche immagine evocativa di quali potrebbero essere i risultati raggiungibili. Con la speranza di dare via ad un dibattito pubblico su questo tema aggiungiamo qualche altra informazione.
Una delle tendenze mondiali che si sta sviluppando maggiormente nella direzione di una maggiore vivibilità delle aree urbane è la riconversione della viabilità urbana in chiave ciclopedonale. Il tema da sviluppare può essere quello del “Parklet” (che si può tradurre in “parchi in miniatura”) ovvero un’estensione del marciapiede che offre più spazio e comfort per le persone che utilizzano la strada: sono luoghi destinati alla socializzazione e l’incontro tra persone. Questi trasformano parte della strada accanto al marciapiede in uno spazio pubblico che si estende tipicamente dal marciapiede e occupa in lunghezza uno o più posti auto. Sono progettati per una facile rimozione senza danni alla strada ed il marciapiede, e posti in prossimità delle attività commerciali e dei punti di interesse nonché vicino alle fermate dei mezzi. Poiché tipicamente finanziati e mantenuti da imprese vicine, residenti e organizzazioni della comunità, riflettono la diversità e creatività delle persone e delle organizzazioni che li sponsorizzano, ma sono accessibili al pubblico e aperti a tutti. Questi piccoli parchi sono stati pensati per offrire servizi per la sosta ed esaltare i caratteri del luogo, coadiuvati da fioriere che ne delimitano e definiscono lo spazio.
Nelle immagini seguenti sono state selezionate una serie di immagini di strade cittadine riconvertite ad una maggiore vivibilità urbana.
Di seguito riporto il precedente articolo di ieri 2 maggio 2020
Probabilmente i due mesi appena trascorsi, per la nostra generazione, sono stati uno di quei momenti che ci accompagneranno per tutta la vita. Per la prima volta ci siamo trovati ad affrontare un qualcosa di veramente inaspettato e non programmato, più di qualcuno ha paragonato questo periodo ad una guerra; la nostra generazione fortunatamente non ha mai vissuto in prima persona un conflitto bellico dentro il proprio territorio nazionale ma credo (ci riflettevo non più di qualche sera fa guardando i film “La Ciociara” o “La notte di San Lorenzo” che hanno passato alla televisione) sia cosa ben diversa da quello che stiamo vivendo oggi sia per “distruzione” generale sia per “disperazione” collettiva.
Per quasi due mesi abbiamo attraversato un tempo in “sospensione” dall’ordinarietà e dal trambusto della società nella quale ci è capitato di vivere (si perché alla fine nessuno di noi ha scelto di vivere proprio in quest’epoca ma in realtà ci siamo capitati per caso) e, dopo lo spaesamento iniziale, la maggior parte di noi ha iniziato a fare le attività più disparate; molti hanno ricominciato a fare “cose” per le quali, eravamo convinti, di non aver mai tempo o che accantonavamo utilizzando il più utile dei pensieri: “ma si, lo faccio domani che oggi ho da fare”.
Alcuni hanno ordinato armadi e cantine e pulito le proprie caselle di posta elettronica altri hanno recuperato il lavoro arretrato o si sono messi “a paro” con le serie su Netflix.
In tanti hanno pulito e risistemato le proprie case. In questi ultimi due mesi il patrimonio edilizio italiano credo sia lievitato; oltre che il cinguettio degli uccelli, dai giardini delle case, è stato un suono continuo di martelli e frullini dimostrando quanto gli italiani oltre che “un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori” sia un popolo di grandi costruttori e che ogni grande crisi sia seguita da un bel condono edilizio (ma questa era solo una battuta).
Anche se è dura da accettare le crisi di sistema sono alla base dello sviluppo di una società, a volte la fine di un sistema o anche soltanto di un modo di pensare favorisce la nascita di nuovi modelli; in effetti perché finché tutto funziona dovrei avere un motivo per cambiare?
Che il nostro sistema economico non funzioni o quantomeno non sia in equilibrio con l’ambiente penso ormai stia diventando una consapevolezza generale acquisita e forse, uno dei pochi aspetti positivi di questo inizio 2020 è proprio l’averci dato la possibilità di un “cambio di sistema” o almeno messo nella condizione di provare a pensare qualcosa di differente.
Da lunedì 4 maggio inizieremo ad uscire da questo tempo sospeso e le attività commerciali cominceranno a riaprire. Questo nel primo periodo avverrà con modalità operative differenti soprattutto legate al distanziamento tra le persone.
In una città densamente abitata come Ladispoli l’obiettivo del distanziamento interpersonale è un risultato difficile da raggiungere ma fortunatamente abbiamo un territorio pianeggiante che facilita il camminare e l’utilizzo della bicicletta.
Per anni, prima come studente di architettura e professionista, poi come amministratore della città ed ora nuovamente come architetto mi sono imbattuto nel conflitto tra automobili e viabilità pedonale; più di una volta abbiamo provato a proporre una viabilità alternativa per il viale Italia ma questo risultato è stato ottenuto soltanto per brevi periodi durante i fine settimana o alcune festività.
Come scrivevo prima finché non ci sia un qualcosa che provoca un cambiamento non ha senso cambiare; ora potrebbe essere un buon momento per provare ad immaginare qualcosa di differente.
Da queste considerazioni nasce questa piccola proposta per la città e per le attività commerciali del viale Italia.
Da quel che si è capito leggendo i vari decreti che si stanno susseguendo, le attività di somministrazione nel primo periodo avranno molte difficoltà operative nell’accogliere i clienti dentro i propri locali e probabilmente sarà consentito farlo solo all’aperto con una distanza adeguata tra i tavoli.
Rispettando questo criterio i marciapiedi del viale Italia, dove attualmente sono collocati i tavoli, non consentiranno alle persone di camminare anche solo per entrare ed uscire dagli altri negozi presenti.
Il Comune da due mesi ha già sospeso il pagamento dei parcheggi a pagamento azzerando le entrate e penso che questo potrebbe essere prolungato per qualche mese senza particolari problemi di cassa.
Si potrebbe pensare di consentire a tutte le attività di somministrazione del viale Italia di occupare gratuitamente la fascia blu dei posti auto, o almeno un’ampia parte di queste, in modo tale da distanziare adeguatamente i tavoli e di lasciare libero il marciapiede per chi cammina.
Per quanto riguarda il traffico delle automobili si potrebbe o trasformare completamente il viale Italia in isola pedonale almeno per questo periodo transitorio fino a quando non sarà risolta l’emergenza sanitaria o, previa verifica con il comando della polizia locale, trasformare la via in una cosiddetta “Zona 30” ovvero una strada urbana con limite di velocità di 30 chilometri orari dove con piccoli interventi perlopiù di arredo urbano (fioriere e dissuasori) possano coesistere pedoni, biciclette ed automobili.
Ovviamente questa proposta è soltanto temporanea fino a quando l’emergenza sanitaria non sarà risolta ma magari, nel frattempo, ci accorgeremo che non è poi cosi male…